Report 2007-2008 Programma Aedi
18 Ott 2008 di admin
Vicaría de Educación, Arcidiocesi di Portoviejo
MANABÍ – ECUADOR
PROGRAMMA AEDI
REPORT 2007-2008
Carissimi sostenitori
Ben ritrovati all’appuntamento annuale per farvi conoscere qualcosa di piú dell’ opera che svolgiamo.
La notizia
Permettetemi un’introduzione, una notizia che per alcuni potrà suonare una fra le tante, altri ne comprenderanno meglio la portata, altri ancora gioiranno con noi.
A febbraio di quest’anno ci è stata annunciata la nomina a vescovo Ausiliare della città di Guayaquil del nostro carissimo Padre Dario (adesso Monsignore) Valter Maggi. Cosa significa questo? Significa crescere! Significa che Dio ha avuto una sguardo di predilezione su di lui, e quindi su di noi, scegliendo nella sua persona anche la nostra compagnia per farci partecipi di una dono grandissimo: la continuità dell’amicizia di Cristo con i suoi Apostoli.
Ma vi immaginate? Uno che diventa Vescovo è chiamato ad essere un amico speciale di Cristo, inserito nella successione degli Apostoli, cioè in quel flusso che di mano in mano, di cuore in cuore, dai Dodici apostoli che Gesù ha amato fino a dare la vita, porta a tutto il mondo (veramente a TUTTO IL MONDO) il Vangelo.
Per lui e per noi anche un distacco, non indolore. Ha lasciato la Vicaría de Educación per una “vigna” più grande dove sicuramente farà tanto bene. Intanto noi ci sentiamo ancora più stimolati e impegnati a continuare l’opera, a farla crescere e maturare.
Dal punto di vista amministrativo l’Arcivescovo, da cui la Vicaría dipende essendo un dipartimento di Pastorale della Diocesi, ha stabilito che io, suor Daniela, assumessi da aprile la responsabilità dell’ufficio e con essa di tutti i progetti che mandiamo avanti. Quindi, tutto continua….
Un’altra notizia
Abbiamo appena ricevuto la visita di AVSI nella persona di Alberto Piatti – Segretario Generale, Maria Teresa Gatti – responsabile AVSI per l’America Latina, e Antonio Pinna dell’area coordinatori del Sostegno a Distanza. Ogni missione AVSI porta ancora piú la vostra presenza tra noi.
Alcuni dati
Ed eccoci ad alcuni numeri, mai aride cifre, bensì l’aspetto quantitativo di volti, storie, contesti fra cui lavoriamo quotidianamente.
Rispetto a luglio dello scorso anno, non ci sono stati grandi incrementi nel numero dei bambini sostenuti (da 1040 a 1060). Le famiglie sono circa 750. Raggiungiamo 40 comunità con 38 educatori.
Vi risparmio altre precisazioni numeriche, ma comunque dietro ad ogni cifra ci sono sempre storie ben concrete.
Ciascuno di voi avrà anche familiarizzato con sigle apparentemente strane, però già significative, per le notizie che vi arrivano e vi sono arrivate dei vostri bambini: alcuni sono PELCA (prescolare in Casa) altri frequentano il CEIP (Centro di Educazione Iniziale Parrocchiale – praticamente la Scuola per l’Infanzia per bambini di 4 anni). E la maggior parte di voi sostiene bambini in età scolastica (sono 693 quest’anno) che sono aiutati nei doposcuola chiamati CAE (Centro de Apoyo Educativo – Centro di Sostegno Educativo), dagli educatori itineranti (AEI) o che frequentano la scuola di Julcuy che fino al 2006 era quasi abbandonata e che è praticamente “resuscitata” grazie al vostro contributo che permette gli stipendi agli insegnanti, banchi e sedie, materiale scolastico, giochi, la gioia di imparare e di cantare insieme …. “Si appartiene e sorge il canto“ (Mons. L. Giussani)
Accompagnateci un giorno…
Perché possiate entrare ancora di più in questa storia di cui comunque siete parte, vogliamo invitarvi a seguirci in una giornata tipo di alcune delle nostre famiglie.
La famiglia di Don (sta per “signor”) Francisco, in Agua Pato, come tutte le altre del campo, si sveglia quando ancora è buio, più o meno alle 5. Sono lui, la moglie e cinque figli.
La casa di canne, rialzata come una palafitta, non permette il lusso di un bagno. Nel cortile, un po’ appartato, c’è un pozzo septico come latrina. Più in la il bidone in cui è raccolta dell’acqua per lavarsi. Alcuni, che “godono” di maggiore “comodità”, fanno una sana doccia con la canna che noi useremmo per irrigare il giardino.
Intanto la mamma prepara per tutti la colazione. In questa zona molto riso, lenticchie, un pezzo di pesce. A volte ai bambini si da anche un ghineo la banana dolce (che si distingue dal “verde” che è un tipo di banana non dolce usata molto come verdura). In molti casi si riscalda quello che è rimasto della cena.
Nelle zone un po’ più prospere dal punto di vista agricolo (Manga del Cura, per intenderci) si fa colazione con pane, formaggio, o uova, o polpette di “verde” con formaggio o con cotenna di maiale. Anche qui non manca mai il riso per una colazione molto sostanziosa che possa aiutare gli uomini a sostenere il peso del giorno nei campi.
Edgard, Shirley, Juan ed Henry (i figli di Don Francisco) vanno a scuola con il “pulmino” del programma AEDI che parte alle 6. Da quest’anno i pulmini che fanno servizio per l’AEDI nella zona di Julcuy sono ben quattro e raccolgono circa 160 bambini di 14 comunità.
Anche il papà Francisco , partiti i figli, si allontana verso il campo con il suo inseparabile machete (leggi macete) attrezzo che serve per tutto. Magari non si usa la zappa, sicuramente manca il rastrello o qualche altro attrezzo agricolo, però non c’è contadino manabita che esca di casa senza il suo machete!
Se la famiglia ha qualche bestia, stiamo parlando di due o tre vacche, di qualche maiale o capra, prima che il genitore vada nei campi libera gli animali perché pascolino liberamente o li porta nello spazio di prato più verde e li lega per evitare che si perdano (o che qualcuno finga di confondersi con il proprio e se lo porti premurosamente nel cortile di casa sua …).
In alcune zone è frequente che i figli prima di andare a scuola vadano con l’asino e le taniche alla fonte più vicina per fare rifornimento d’acqua per la casa. Se è molto lontana, anche un’ora, se ne incarica il padre o i fratelli maggiori.
Ma torniamo ai figli di Francisco che frequentano la scuola di Julcuy. Vi dicevo, prendono il pulmino e percorrono circa un’ora di strada sterrata.
Quest’anno è piovuto più del solito e fino al mese di giugno, così all’inizio dell’anno scolastico (aprile) hanno avuto più volte problemi, rimanendo bloccati nel fango con le ruote che giravano a vuoto, tentando portare il mezzo fuori dalla melma.
Ci sono anche bambini che al non vedere arrivare il pulmino si incamminano, sotto la pioggia. L’ho visto io, con i miei occhi! Jefferson un giorno è arrivato a scuola bagnato fradicio alle 9 e ha fatto un semplice segno al professore. Lui premurosamente è andato ad aiutarlo perché si cambiasse con gli indumenti che provvidenzialmente aveva nello zaino: un cambio di calze, maglietta e pantaloni.
Le scarpe restano un pasticcio di fango. Meglio lasciarle fuori dall’aula , di certo più tardi esce il sole. Asciutte si puliscono e si rimettono ai piedi.
Le lezioni cominciano alle 7.15 e finiscono alle 12.30. A Julcuy i maestri sono nel cortile della scuola alle 7 per aspettare l’arrivo dei pulmini. Di fatto 6 dei 10 maestri vivono li, pur essendo di altre città della provincia, in una casa che gli amici di Pietre Vive ci hanno aiutato a costruire.
Nelle altre scuolette delle comunità più isolate il maestro statale, uno per tutte le classi, arriva in genere di lunedì pomeriggio e se ne va il giovedì mattina alle 11. Questi significa che i bambini a volte vanno a scuola anche di pomeriggio per recuperare oppure semplicemente perdono preziose ore di lezione.
A fine mattina c’è il pranzo a scuola: lo Stato fornisce alle scuole alimenti di base (riso, lenticchie o fagioli, tonno, biscotti olio, avena) spesso insufficienti per quantità, sicuramente poco variati per qualità. Per integrare questa “dieta” è necessario l’intervento dei genitori che apportano una minima quota settimanale.
La coltivazione di ortaggi, verdura e frutta in alcuni orti del Programma ha la finalità appunto di produrre per vendere alla refezione scolastica: da un lato la quota dei genitori permette di comprare a prezzo modico prodotti ortofrutticoli, dall’altro migliora l’economia delle famiglie che hanno deciso partecipare nella microimpresa.
Calixto e Mayerly, che invece vivono a Santa Maria o Maria Alexandra di El Paraíso, frequentano il Centro di Educazione Iniziale. I genitori accompagnano alle 7 del mattino, ma altri i piccoli ci arrivano accompagnati dai fratelli che poi vanno a scuola, a volte persino da soli perchè la casa non è lontana.
Anche loro finiscono la giornata d’asilo alle 12 con il pranzo servito nel Centro. La giornata è ricca di attività stimolanti e divertenti: ogni mattina c’è preghiera, il canto, mezz’ora stimolazione cognitiva con immagini e suoni, poi si passa al tema del giorno, le attività di applicazione con disegno, pittura o manipolazione di materiali. Immancabile il gioco libero. Dopo pranzo i bambini tornano a casa. Alcuni accompagnano l’educatrice mentre pulisce l’aula almeno finché arriva qualcuno a prenderli.
La giornata della mamma intanto è continuata con le faccende domestiche, la cura degli animali; se è periodo di semina o raccolto raggiunge il marito nei campi e lavorano insieme .
Nella casa, i locali sono due o tre, uno con tavolo e sedie, l’altro destinato a dormitorio (ma non pensate a uno stanzone! Diciamo dormitorio perché lì ci sono i letti. Spesso per dormire si occupa anche la ”zona giorno” una (nelle case di canna le pareti sono di … canna; più che pareti sono divisori). Da una parte il letto per i bambini, dall’altro per i genitori.
In molti casi i fratellini devono dormire insieme perché non c’è un letto per ciascuno. Per questo uno dei regali che facciamo quando un sostenitore manda una quota extra è comprare un letto pieghevole e un materasso (più o meno 50 dollari, costo assolutamente proibitivo per molte famiglie).
Il pranzo a scuola permette che la mamma in casa cucini solo per il marito raggiungendolo nel campo o mandando qualcuno a portarglielo. Il pranzo prevede una zuppa e poi il “seco” che consiste sempre in molto riso con qualche pezzetto di pollo o pesce, a volte carne di maiale, raramente uova.
Le mamme Pelca nei momenti liberi della giornata dedicano brevi momenti a praticare le attivitá che l’educatrice ha indicato per la casa. Nel Quaderno di Attivitá rivedono i suggerimenti e le indicazioni, ricordano come l’educatrice ha insegnato a fare. Se nella riunione anteriore il loro bambino non ha risposto bene agli stimoli dell’educatrice, rivelando che l’obbiettivo della quidicina precedente non era stato ben raggiunto,ripetono gli esercizi.
Ogni 15 giorni c’è l’incontro con l’educatrice PelCa. Può essere di mattina o di pomeriggio. In tal caso dopo le faccende la mamma si prepara per recarsi alla Sala d’Incontro.
La sala d’incontro, o la casa dove le mamme si radunano, in genere non è molto lontana dall’abitazione, anche se ci sono mamme che per vivere più isolate di altre devono comunque camminare una mezz’ora o più.
Prima di uscire mettono nella borsa di tela, che hanno cucito e ricamato in compagnia delle altre, quello che ha ricevuto all’inizio di ogni anno: il Quaderno di Attività , i pastelli, i pastelli a cera, la plastilina, forbici, colla, tempere, fogli bianchi … E l’immancabile libretto della Formazione Familiare, perché dopo il lavoro con i bambini, mentre loro giocano sul tappeto, le mamme parlano con l’educatrice del tema stabilito.
Il pomeriggio Edgard, Shirley, Juan ed Henry (i figli di Don Francisco), come gli altri 208 bambini della scuola di Julcuy, arrivano a casa alle 14.00. Ma il martedì e il giovedì c’è tempo prolungato quindi escono di scuola alle 16 e arrivano non prima delle 17.
Per tutti gli altri bambini del programma di età scolare cominciano le attività del doposcuola nei 7 Centri di sostegno Scolastico disseminati in altrettante comunità. Anderson per esempio frequenta il doposcuola di El Paraísocon altri 149 compagni. Lui e sua sorella son fra i molti che appena arrivati a casa, lasciano la cartella, si rinfrescano velocemente e corrono al centro. L’orario è dalle 14 alle 17, ma molto spesso all’una e mezza sono già fuori del cancello o nel cortile ad aspettare giocando. Dopo l’accoglienza con il canto e la preghiera, cominciano a fare i compiti seguiti dall’educatore. Alle quattro la merenda che suor Marcelinda aiutata da alcune mamme prepara con una cura sempre lodevole, scegliendo persino i colori dei vari pezzi di frutta la accostare fra loro.
Il pomeriggio continua con i laboratori, a seconda delle attività programmate, risaltando soprattutto la creatività, perché i bambini mettano in gioco fantasia e abilità non contratti da schemi e modelli, ma comunque guidati ad imparare tecniche per esprimersi meglio: c’è l’angolo della lettura, i laboratori di pittura e “lavoretti”, il teatro e la danza per preparare piccoli spettacoli a seconda delle occasioni nell’anno.
A Julcuy per esempio sono già esperti ad accogliere i frequenti amici italiani che ci vistano presentando canti e danze tipiche, specialmente “LA TEJEDORA” (la tessitrice) che racconta il processo dalla raccolta alla lavorazione della paglia “toquilla” per la tessitura di cappelli famosi nel mondo.
In tutte le comunità poi c’è ogni anno la festa della famiglia AEDI e quella per gli auguri di Natale ai genitori con il presepio vivente e la recita dell’Avvenimento per eccellenza.
Nella stessa occasione le famiglie condividono torte e dolci fatti da loro, mentre i bambini ricevono il regalo a nome del loro sostenitore.
Sono giocattoli, scelti a seconda dell’età e cercando di tener conto anche dei regali che ciascuno ha ricevuto nei Natali anteriori. E vi posso assicurare che è quasi una pazzia con mille bambini, ma ci riusciamo!
Nelle comunità più piccole e lontane, dove non si giustifica la costruzione di un Centro, i pochi bambini raggiunti un pomeriggio a settimana dall’educatore (nel 2007 Segundo e Luis Alberto; da aprile 2008 Gerardo, Gabriela, Cecilia, Antonio e il “veterano” Segundo) e con lui giocano, disegnano, leggono, fanno esercizi, chiacchierando delle cose imparate a scuola. L’educatore cerca di capire le difficoltà di apprendimento e svolge attività che per tutti possono essere di recupero e rafforzamento, specialmente in linguaggio e matematica.
Una volta la mese i genitori che hanno figli nella scuola di Scuola di Julcuyo nel Sostegno scolastico (sia nei Centri che Itinerante) partecipano alla riunione con l’educatore dei loro figli, portando avanti temi di formazione, comunicando dei progressi, parlando dell’andamento scolastico, informando di eventuali problemi nella scuola o nella famiglia. La maggior parte delle madri partecipa a questi incontri con interesse e costanza. Poi c’è un margine del 12 – 15% che dev’essere continuamente spronato a mantenere fede agli impegni presi. Se ogni inassistenza è comprensibile è però altrettanto necessario che nessuna si esima dal partecipare, proprio perché sono i genitori i protagonisti dell’educazione dei figli, e negli incontri deve maturare questa coscienza.
Cosa hanno imparato i genitori dell’AEDI? Vediamo alcuni temi che abbiamo svolto quest’anno, nelle diverse fasce d’età: l’importanza della stimolazione precoce per i più piccoli, tanto motoria come del linguaggio e delle capacità cognitive, il valore di una alimentazione equilibrata, l’importanza della lettura per lo sviluppo del linguaggio, i prerequisiti del leggere e scrivere e lo sviluppo affettivo (importantissimo per un bambino ascoltare in braccio alla mamma un racconto che lei gli “legge”). Specialmente si è lavorato molto per l’educazione affettiva toccando il tema della sessualità, tema un po’ tabù o al contrario affrontato con parzialità e superficialità, è stato invece affrontato seriamente e in profondità vincendo le reticenze. Addirittura al reiniziare le attività in aprile dopo la solita pausa dei mesi più piovosi, le stesse famiglie hanno chiesto di riprendere l’argomento. Ovviamente l’impostazione è una visione che esalta il valore e la bellezza della corporeità come dimensione integrante dello spirito. Non c’è persona se manca l’unità fra queste dimensioni.
Nel contesto di questo tema tutti gli educatori sono stati formati per conoscere i Metodi Naturali di regolazione della fertilità. Successivamente si è scelto un gruppo di 9 educatrici che hanno accettato mettere in pratica il Metodo su se stesse e stanno completando la formazione per far conoscere il Metodo, in qualità di istruttrici, fra le famiglie interessate.
Sul finire delle giornata, le mamme PelCa o dei Centri di doposcuola che abbiano partecipato alla riunione tornano a casa al massimo alle 17. Così pure i bambini e gli educatori. Generalmente i papà tornano dal campo verso le quattro o poco prima: il sole intenso ed il calore sopportato tutto il giorno, oltre al lavoro pesante nelle piantagioni di banane, cacao o caffè, non permettono di prolungare di più la giornata di lavoro.
Tra le 17 e mezza e le 18 tutti cenano, alcuni con “tortillas” di mais, “empanadas” specie di frittelle fatte però con pasta di “verde” e ripiene di formaggio o carne, “verde” o “maduro” (banana) cucinati in diversi modi, tutto accompagnato da caffè che qui si usa molto lungo per cui lo consumano anche i bambini più grandicelli. Altri cenano con piatti più forti che includono il riso, eternamente presente, lenticchie o altri tipi di legumi, se possibile (dipende dalle finanze) pesce o carne.
Alla sera, nelle campagne il buio, che scende velocemente fra le 18 e le 19, porta il riposo della notte prima per i bambini e poi un poco più tardi anche gli adulti.
Il sabato è giorno di mercato (la paga è settimanale, il venerdì). Il papà, il nonno o l’adulto maschio della casa che amministra il “bilancio” familiare, va al mercato e rifornisce la famiglia degli alimenti di base per la settimana. Riso, mais, verde, un po’ di pollo, formaggio, zucchero, cipolle, peperoni, cetrioli, legumi. Spesso il denaro non è sufficiente, quindi si riducono le quantità o si deve comprare a credito.
Nella zona di Jucluy mancano praticamente negozi e mercati, però c’è un servizio quasi quotidiano di “consegna a domicilio” di pesce fresco: una motoretta con adattato nel portapacchi posteriore una cassetta di plastica con coperchio riempita con ghiaccio, in cui il venditore colloca il pesce comprato all’alba al mercato della vicina città di Jipijapa. Il rumore della sua motoretta è già conosciuto e le donne che ne hanno bisogno di affrettano a raggiungerlo sulla strada sterrata per comprare le porzioni necessarie al pranzo o alla cena di quel giorno.Tutto il resto, le famiglie devono comprarlo in Jipijapa appunto nel giorno di mercato, il sabato e/o la domenica. A meno che non siano parte di quelli che coltivano gli orti del programma e che quindi hanno buona parte delle verdure praticamente in casa e al mercato ci vengono per venderle.
Permettetemi ora una nota “climatica”: durante l’inverno (gennaio – febbraio) avrete letto o sentito nei notiziari delle inondazioni che hanno colpito anche l’Ecuador. Molti di voi hanno chiesto notizie all’AVSI per sapere se c’erano problemi per le nostre famiglie. Diciamo che direttamente nessuna delle zone d’intervento è stata interessata da inondazione, ma “solo” da intense e prolungate piogge. I sentieri di comunicazione con alcune comunità erano assolutamente impraticabili, il fango impediva il transito a qualsiasi mezzo o animale.
Nella salute di bambini e adulti ci sono state ripercussioni per il diffondersi di malattie dovute all’acqua torbida dei fiumi, virus e infezioni che con il calore e l’umidità costante proliferavano: gastroenteriti, infezioni della pelle, dengue (febbre e malessere generale dovuto a punture di una zanzara locale).
E poi ripercussioni economiche. Le piogge, anche se in queste zone non hanno inondato per essere strutturalmente “terre alte”, per il loro carattere torrenziale hanno eroso la terra portando via con sé le semine e privando di un buon raccolto invernale. In generale, nei primi mesi sono aumentati i prezzi di molti prodotti agricoli, specialmente riso, mais, farina, ma questo, a lungo termine, si è rivelato essere parte anche di un fenomeno dalle dimensioni mondiali.
Il costo del paniere familiare o “canasta familiar vital” com´é chiamata qui, è stabilito costantemente dall’INEC (Instituto Nacional de Estadística y Censo – Ecuador) come il valore di riferimento di ciò che una famiglia tipo, di 5 membri e scarse possibilità economiche, ha bisogno per un’alimentazione ai limiti della sussistenza, l’affitto, qualche spesa di trasporto, parte del vestiario e le spese indispensabili per l’educazione dei figli ( divisa e materiale scolastico essenziale). A gennaio 2008 il valore della canasta vital era stimato pari a UD$ 334,74. A giugno del 2008 é stata valutata in UD$ 355,60.
Lo stesso INEC nel novembre 2007 ha pubblicato che l’ingresso familiare mensile di una famiglia con 1.61 percettori di salario minimo vitale inclusi i benefici della legge (stipendio fisso minimo) arriva ad essere di UD$ 330.
Vale la pena ricordare che però il 90% delle famiglie della zona rurale non può contare neppure su un salario minimo fisso. Le entrate dovute a lavoro di braccianti agricoli e di tutti quelle occupazioni occasionali o periodiche dei lavori giornalieri, dipendono dall’offerta quotidiana di lavoro.
Per la maggior parte delle famiglie le entrate economiche vanno da un minimo di UD$80, quasi tutte le famiglie di Julcuy, a una media di UD$120 /150 nella Manga del Cura, legate ai lavori agricoli o cumunque ad occupazioni temporanee, non stabili, non garantiti per legge, senza contributi e quindi senza assicurazione, mutua, ferie, pensione futura.
In casi veramente sporadici di UD$ 250/300 quando lavorano i due genitori e, per studi e occupazione, raggiungono questa cifra, di per sé è comunque insufficiente anche per arrivare coprire le spese della “canasta vital”.
Nonostante l’aumento vertiginoso e continuo dei prezzi, anche di prodotti alimentari di gran consumo, il governo ritiene di aver ridotto il deficit tra le entrate (calcolate sul salario minimo) e le uscite (calcolate sulla canasta vitale) mediante l’aumento del salario minimo del 17%, che si applica dall’inizio dell’anno. Ma ancora una volta le famiglie rurali sono escluse dalle statistiche visto che solo raramente contano su questo tipo di entrate.
Gli educatori
Spero di avervi dato qualche notizia interessante, e che queste completino le informazioni che ricevete periodicamente dalle famiglie e dagli educatori.
Quanto a loro vi basti sapere che in media ciascuno si occupa di 40/50 bambini, per circa 35/40 famiglie. Le mansioni sono diverse, gli orari anche. A volte si occupano di bambini di varia età come alcuni che quest’anno svolgono l’orientazione PelCa di mattina mentre il pomeriggio aiutano bambini nel doposcuola.
Tutti lavorano dal lunedì al venerdì, giornata completa. Si spostano in moto fra le varie comunità, specie se sono educatori Pelca o Itineranti.
Stanno maturando dentro quest’esperienza; vivono seriamente il lavoro senza divisioni fra ciò che fanno e ciò che sono, cercando e trovando il Perché, senza il quale niente di sostiene.
Lascio che nel pensiero di alcuni di loro, tutti si raccontino….
“Mi chiamo Rolando, ho 29 anni,ho iniziato a lavorare per la Vicaria de Educación il 1º Agosto 2007. Il primo incontro fu singolare. Mi aspettavo un colloquio di lavoro con domande difficili e “trappole” per misurare le mie conoscenze e capacità professionali, ma Padre Darío Maggi, la persona che doveva decidere l’assunzione, non mi fece le classiche domande. Piuttosto conversammo di me, dei miei studi, delle mie esperienze come due amici che si vanno conoscendo. Però io, ancora un po’ teso, mi chiedevo: E il colloquio? Ad un certo punto il padre disse a un collaboratore: “Mi piace questo ragazzo, contrattiamolo”.
Pensavo quindi che fosse facile, visto l’inizio! Ma il padre aveva visto in me qualità e doti che nemmeno io in quel momento sapevo di avere. E di cui avevo assolutamente bisogno per affrontare ciò che veniva … Di fatto l’impatto non fu affatto facile. Come segretario e amministratore del Centro, e professore di Informatica nella Scuola di Julcuy, io abituato al centro urbano mi chiedevo continuamente: dove sono capitato? Con che gente e in che posto sono venuto a lavorare? Però intuivo una cosa: Dio voleva che cambiassi il modo di vedere le cose, tanto nel lavoro come nella mia vita personale …
Nei primi mesi pensavo spesso di gettare la spugna. Ma si cominciava a lavorare più direttamente anche con i genitori della scuola. C’erano da scavare dei fossati per le fondamenta del refettorio scolastico; perché i genitori non si sentissero “soli” anch’io mi misi a scavare e con me il Direttore Pedagogico della Vicaría. La sera avevo le mani piene di calli e non potevo crederlo. In casa ne parlai con mia moglie e non mi credeva: Tu? L’ingegnere di sistema? …Da lì le cose non sono state più facili, ma ogni gesto più vero e con un senso.
Ogni giorno mi sento più implicato con il mio “io” con la verità di me stesso. Mi vado scoprendo. Così come scopro il perché del mio essere qui…..”.
Jorge, invece ha 32 anni, è coordinatore di campo, cioè il punto di riferimento per tutti gli educatori di una zona. Racconta: “ Nel mio lavoro faccio varie cose, dall’aiuto ad attività della comunità, il “fare con”, alle visite familiari, ascoltando i loro problemi, condividendo la loro povera mensa; verifico dati, mi occupo della formazione permanente degli educatori, programmo con loro le attività, e poi la ripartizione dei materiali didattici ai diversi educatori e ai bambini. Nelle riunioni di formazione familiare posso avvertire la fiducia che c’è un ogni genitore nei miei confronti. Mi è capitato di accompagnare all’ospedale o al dispensario delle mamme con il figlio malato: si sentono più sicure perché parlo con l’infermiere o con il dottore. Questo succede anche quando bisogna andare per uffici, per esempio l’anagrafe: fino a poco tempo fa Josefa, 40 anni, non era neppura iscritta e per questo le era stato impossibile iscrivere anche le figlie. Adesso è orgogliosa della sua carta di identità!
Formare parte della vita di queste famiglie mi rafforza e mi da voglia di proseguire questo lavoro in compagnia della equipe di educatori che con me sentono che l’educazione è il vero fattore di sviluppo…”.
Gabriela, una delle prime che cominiciò nel 2002, da parte sua dice: “ Agli inizi è stato molto duro, si trattava di entrare in comunità per noi sconosciute, a volte aprendo cammino con il machete perchè allora non c’era neppure la strada sterrata. Ma era sorprendente vedere l’accoglienza della gente, il desiderio delle mamme di imparare, anche un po’ il loro timore di non essere all’altezza che poi si scioglieva nel dialogo, incontro dopo incontro…
Era la prima volta che le madri di uno stesso settore si riunivano per fare qualcosa insieme che non fosse la solita chiacchierata al pozzo. Per l’educazione dei loro figli hanno superato l’isolamento e l’individualismo, fino a raccontare dei loro problemi famigliari, della relazione con i mariti, delle gioie che vivono…tutto questo ha trasformato il PelCa prima di tutto in una realtà di incontro…
Anche oggi, che ho una figlia di 4 mesi, rendo vita quello che insegno. A volte arrivo a casa tardi perché mi sono fermata ad ascoltare una mamma che aveva bisogno di consigli o semplicemente di sfogo. Mi costa molto sapere che mia figlia mi aspetta chissà piangendo, ma so che questo sacrificio sarà ripagato proprio con un bene maggiore per mia figlia …”.
Il gruppo degli operatori si rafforza, l’Albero cresce e si avverte l’urgenza di affondare sempre più le Radici nella consapevolezza dell’unica vera ragione, del Significato per cui si fa tutto questo. Partecipare ad un Opera molto più grande di noi: il perchè di cui parlava Rolando, ciò che sostiene i sacrifici di Gabriela, ciò che da forza al lavoro di Jorge: ridare all’uomo la sua dignità di Creatura, libera e responsabile; “stare con” , “fare con” perché il metodo è lo stesso all’origine del cristianesimo: Dio non si è lamentato della situazione: si è fatto uomo con gli uomini: FA COMPAGNIA AGLI UOMINI.
Lascio l’ultima parola a una mamma che scrive la sua esperienza dell’incontro di questa anelata compagnia, bisogno profondo e assoluto di ogni uomo.
“Ho cominciato ad essere parte di questo programma a maggio del 2007. Attraversavo un periodo buio di depressione. All’inizio ho trovato molte difficoltà: bisognava capire le attività, ripeterle a casa con i figli… Allora mi sono aperta con l’educatrice e con le altre mamme confidendo i miei timori. Ricordo che un giorno formulando ad alta voce un proposito dissi che chiedevo a Dio attraverso pquestoi programma di starmi vicino, di farmi vedere un’uscita. Giorno dopo giorno, obbedendo a quello che mi proponevano, ho scoperto che il Programma è una porta aperta per quelli che davvero vogliono il bene personale, familiare e comunitario. Sono cambiata, come madre, come sposa. E anche mio marito è più disponibile e comprensivo, in casa, con i figli… Lo dico apertamente: al non essere in questa compagnia la mia situazione sarebbe un’altra.
Quello che si sente veramente contento, libero e riconoscente è il mio cuore verso Dio e tutti voi. Grazie ancora. Maria Isabel” (Santa Maria – giugno 2008)
Sono cosciente che questa non è stata una relazione annuale del tipo oggettivo, completo ed informativo che forse vi sareste aspettati.
Spero di non avervi deluso, ma piuttosto aver contribuito ad accorciare le distanze.
E se ciascuno di voi facendo leggere tutto questo a qualche amico otterrà che anche uno solo si animi ad essere parte di questa storia, il numero dei sostenitori si duplicherà e abbracceremo sempre più amici.
Grazie ancora.
Suor Daniela Tasca
Responsabile della Vicaría de Educación – Arcidiocesi di Portoviejo
Responsabile de Programma AEDI
Portoviejo, 13 luglio 2008
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